— 272 — ravano tutti li rapporti dei Municipj che protestavano contro l’abbandono dell’ Istria e chiedevano la difesa, si mossero alla line. Fu allora ordinato alli due Capi di Battaglione Martel e Petel di partire colli proprj corpi uno prendendo la via di Buje e Visinada, e 1’ altro quella marittima di Urnag'o, Cittanova, Val di Torre per riunirsi a Parenzo. Nel mentre lo Stato maggiore dei Briganti trovavasi nell’Uflìcio Comunale questionando perchè in Cassa non si trovava moneta, che dal registro Cassa doveva essere, dalla finestra si osservò il lucicare dei fucili delli Francesi, che marciavano verso quel luogo. Al primo annunzio quelli che erano in vicinanza al mare s’ imbarcarono tosto, ma dodici o quindici rimasero indietro compreso il Generale, e vedendo che le proprie barche già si allontanavano dal porto, per raggiungerle non avendo altro scampo si gettarono in acqua. Sopra giunta la truppa cominciò a far fuoco contro quelli eli’ erano già in acqua, e alcuni rimasero morti, altri tornarono in terra, ed in allora il Capitano della Guardia Nazionale (di Capodistria) Giuseppe Alinerigotti del sig. Giacomo montò sopra una barca e si mise a girare il porto, quando osservò attaccato al faro un’uomo. Si avvicinò al medesimo, e lo ricuperò seminudo nella propria barca. Quando furono a terra fu riconosciuto, che quello era il Generale Montechiaro. Fatta quest’azione il Comandante Militare marciò alla volta di Parenzo conducendo seco tutti li prigionieri (12 circa) e fra questi un certo Basilisco di Rovigno..... « Intanto che succedevano tutte queste cose, era già arrivato (a Parenzo) il primo Battaglione comandato da Potei e con questa truppa era pur giunto il Generale di Brigata Quetard col suo Ajutante un certo Scheman. Dove alloggiava quello dei Briganti volle alloggiare il Francese, e nella Camera interna del Vescovato il Quetard si affrettò di occuparla, e nella prima si pose lo Scheman. Il primo aveva occupato col suo mantello, colli suoi uniformi ed altri vestiti tutta la Camera, e così l’Ajutante 1’ altra — e siccome era un uomo costui tutto galante, vero francese, così sopra un tavolino coperto da un tapeto molto elegante aveva regolarmente collocate tutte quelle galanterie adattate ad una femmina toelette — saponi odorosi, bocettine, specchi, spazzetti, bicchieri e vasi di cristallo etc. « Giunto poi il Comandante Martel col suo Battaglione ritenendosi il primo arrivato domandò subito dove sia l’alloggio del Generale sempre credendo di quello dei Briganti, e quindi fu condotto al Vescovato. Appena arrivato colà, entrò con un altro Officiale ed il proprio servo nelle due camere, ed avendole trovate già piene si affacendò di riunire tutti li vestiti e tutte le galanterie dell’Ajutante. Ma in quel mentre ritornò il generale Quetard e l’Ajutante Scheman vedendo che si faceva man bassa di ciò ch’era suo, ambedue si misero le mani addosso per ricuperare tutti quegli oggetti, che però il Capo di Battaglione si rifiutava affatto di dare sostenendo che erano oggetti suoi perchè conquistati da lui e perchè di proprietà del Generale da Lui condotto Prigioniero. Io fui presente a quella ridicola scena, che mi fruttò una specie di acopel-