I. Volge alla fine l’Ottocento, saturo di romanticismo e di realismo, e nel Parnaso cèco le vecchie generazioni, tenaci e altere, vengono sorprese e stordite dal cinguettio- festoso e insistente di nuove nidiate, rigogliose, ardite. Ne deriva un rimescolamento laborioso di spiriti e di forme, ini cui la vaghezza del nuovo e del progresso tende ad imporsi all’inerzia del conservativismo, alle conquiste del passato, or in tono altamente imperioso ed or in modo1 logicamente conciliativo. E siccome, data la loro disparità stridente, i vari elementi dell’epoca stentano a fondersi e conciliarsi simultaneamente, le singole correnti spirituali continuano' o iniziano il loro corso, indipendenti l’una dall’altra, qua parallele e là interse-cantisi. 11 cosmopolitismo romantico, benché stia ormai compiendo la sua missione, si tiene abbarbicato ai suoi princìpi e non piega il capo, vacillante sì, ma orgoglioso, allo' spirare di nuove brezze. Esso è troppo aristocratico nel suo1 formalismo scintillante, per cedere alla pressione di coloro che nell’arte poetica trascinano le volgarità della prosa e le scapigliature degli irregolisti; preferisce, quindi, orazianamente spezzarsi, anziché infrangersi, o sfociare tranquillamente nel mare morto del suo passatismo. Artisti, quali il Vrchlicky o * 5 *