posti), tormenta in mille modi i pronomi dimostrativi, concilia elementi disparati, non si dà mai pace. Specialmente negli attiri' buti ci mette molto amore e crea degli epiteti ornanti che sono caratteristici nel suo eloquio (1). Che fra questi dominino le tinte oscure, le immagini tristi (2) è facile indovinarlo dal predominio della malinconia pessimistica nel suo mondo spirituale. Nei suoni invece il Bezruc non sempre si lascia trasportare dalla melodia selvaggia di certi suoi accordi dominanti, ma accarezza anche concenti più dolci, ferma qualche soave bisticcio e indovina qualche onomatopea, quando, per esempio, imita il fragore delle acque della Ostravica, il rullo del tamburo di guerra, la pace idilliaca d’una campagna (3). Infine il lessico1 del Bezruc, che riflette così bene la cultura, il temperamento ed i gusti del suo autore, deve accettare anche espressioni triviali, brutali, quando esse sono esponenti di un momento irrefrenabile di odio, di sprezzo, di irosa cecità, di insubordinazione ad ogni vincolo’ morale (4). La lingua del Bezruc ha le sue peculiarità anche nella struttura sintattica. Vi emerge una franca inosservanza del re-golarismo paradigmatico ed1 una forte intromissione dello1 stile personale, nervoso1, saltuario, impaziente. Le sue proposizioni, i suoi periodi talvolta sono piani, facili e semplici che sembrano dei cristalli faccettati e trasparenti, altra volta invece talmente r< si schiacciano e si deformano da sembrare non parole, ma rocce che vi cadono sul petto »(5). Talvolta tutta l’azione è concentrata in un sostantivo, altra volta invece tutto gravita sul verbo. Qui manca il verbo e lì se ne rincorrono parecchi; qui alcune proposizioni si susseguono in bell’ordine e lì altre si spezzano e si interrompono con delle secondarie, dipendenti, (1) V. Martìnek, op. cit. pag. 94, ne ha raccolti alcuni. (2) Un florilegio in miniatura offre J. Vondràcek, op. cit. pag. 96. (3) Stfebovskj mHn, Dvé mohyiy, Markyz Gero, Jd, ed. cit. pagine 94, 160, 131, 115. (4) P. es. il termine « meretrice n, proprio del volgo, anche slesiano, — e per questo molto probabilmente il Bezruc lo accetta — è ripetuto parecchie volte in varie forme. Cfr. dell’ed. cit. le pagg. 15, 17, 22, 92. (5) A. VESBLy, Z literdrnlho alba, Praga, 1923, pag. 105. * 107 *