tutti gli elementi genetici, con essa si esaurisce e si compone in un glaciale silenzio. 11 suo dolore non geme chiuso e inconfessato., ma vibra or caldo e impetuoso, or muto e pacato, in ogni effusione lirica, in ogni cantata epica, in ogni quadro scenico, nel disegno, nell'organismo, nei particolari, nelle luci, nei suoni. Sorge nel poeta e si sviluppa d’un passo con la saia vita interiore e lascia trapelare qualche raggio di luce gaia e festosa solo al di là del comune cammino, in quell’epoca di verginea spensieratezza, in cui la realtà appare ancora ammantata d’oro e di speranze. Ma poi, quanto più operoso si fa l'intelletto, quanto più esuberante il sentimento ed1 agile e profonda la fantasia, tanto più esso si acuisce e ingigantisce nel crudo contrasto fra idealità vagheggiate e necessità imposte. « Chi è preso da dolore, non manifesta che dolore » è la massima che si potrebbe dedurre dall'opera poetica del Bezruc. Egli conosce una sola melodia : « il dattilo piangente » dei cuore sanguinante (1). Canta perchè la M'usa del dolore lo ispira e lo attrae, perchè il sentimento doloroso, che dentro gli bolle e rugge, ha bisogno di espandersi, di sprigionarsi, di comunicarsi agli altri. Da ciò non si aspetta glorie e onori, non lauti bottini e superbi trofei; sa che il suo canto è ridicolo e inutile, che esso è un singhiozzo, una voce goffa di rampogna, un lamento doloroso, una nota unica e lugubre di un violino che ha spezzate tutte le altre corde, un serto selvaggio intrecciato di spine e 'di lagrime, un grido disperato di un mendicante ebbro di dolore e di « vodka » (2). Lo sa bene, eppure canta e canta. Che pretendere dà un cacto pungente che fiorisce di notte in fondo ad un cuore amareggiato e solitario? (3). Che pretendere da un misantropo che come un « didus ineptus » o un cavallo selvaggio è vissuto lontano dal consorzio umano ed ha confidato le sue pene alle ombre dei boschi, al rosso delle aurore, ai (1) Jedna melodie, ed. cit. pag. 24. (2) Cfr. le poesie Jedna melodie, ]d, Clenàri versu, Skaredy zjev, Uspéch, ***, ed. cit. pagg. 24, no, 119, 129, 168, 170. (3) Cerveny kvét, ed. cit. pag. 9. * 25 *