amorose del Bezruc o singoli passi frammentari di altre, è evidente di per sè. Dalle sue nove poesie che svolgono o sfiorano temi d’amore (1) la figura della donna amata appare sempre quale traditrice, essere incostante e leggero che prostituisce ogni idealità di affetto. Ella è la ragazza calcolatrice che sposa chi le si offre prima, sia esso un bevone o un imbecille; ella la donzelletta che inganna il proprio amante e si vende per le pubbliche vie; ella è la moglie infedele che tradisce il marito, allontanatosi da casa per procurarle il pane; ella la moglie infame che al molino fa sparire il marito innocente. Figure simili di donna può presentare solamente colui che dalla donna altro non ebbe che delusione e scorno. Onde anche il vago accenno ad un breve intreccio amoroso (2), che il Bezruc eccezionalmente lascia trapelare dalle sue gelose rimembranze, è intonato' ad un senso di freddò cinismo. Egli dell’amore non conosce le passioni violente, i proni sdilinquimenti, le infinite fluttuazioni, i mille e mille impenetrabili e ineffabili misteri. Tutte le sue esperienze e constatazioni erotiche si riducono al piacere che si prova ammirando una chioma nera che scende sino alle anche oppure sostenendo un <( timido sguardo' » e udendo una « voce dolce ìì (3). Quando1 parla di seduzione, ammette anche il fascino di una « bocca menzognera », di un petto tentatore, ma non lo fa a suo riguardo, bensì accenna di sfuggita, in tono narrativo, ad un episodio di vita romana, misto di amore sessuale e di tradimento politico (4). L'amore che il Bezruc ha portato alla dorma non è giuoco di nervi, morbo' di fantasia o sovreccitazione di sensi; non è nemmeno maniera letteraria o posa convenzionale di poeta affettatamente innamorato. È amore reale (5), doloroso, sem- (1) Papirovy Mojsl, Jen jedenkrdt, Ndvrai, Kantor Halfar, Sviadnov II, Hucin, Kràsné pole, Labutinka, Idyla ve mlyné, ed. cit. pagg. 21, 28, 36, 37> 69, 85, 87, 100, 139. (2) Jen jedenkrdt, ed. cit. pag. 30. (3) Jen ledenhtàt, ed. cit. pag. 29-30. (4) Smrt Caesarova, ed. cit. pag. 108. (5) Cfr. la lettera del Bezruc del 13-II-1930, citata prima, la poesìuola Dvé dévuchy edita dal Martìnek, op cit. pag. 128, dal Veskl^, op. cit. «i»