non socialista (1). Il concetto sociale della sua poesia non è programmatico, non ha un piano prestabilito; enuncia idee — il Carducci le direbbe « fulgenti di giustizia e di pietà » — che possono essere accettate e diffuse da ogni partito, senza partigianeria, spontaneamente. Sebbene egli includa nella sua ideologia politica concetti e princìpi sociali precisi e fermi, tuttavia rifugge da tutto' ciò che potrebbe passare per applicazione, « volgarizzazione » di un determinato programma. L’opera organizzatrice, i vari tistemi di propaganda, i sciiti spunti piazzaiuoli, polemici, sono lontani le mille miglia dalla poesia del Bezruc. In questo senso- egli presenta anche qui quella passività che dimostrò altrove. 11 suo attivo sta tutto1 nel temperamento poetico, nell’arte individuale. A questa convergono tutti gli elementi genetici e formativi della sua personalità. Si è discusso, piuttosto viziosamente, se nel Bezruc la nota nazionale sia più forte di quella sociale o viceversa, se una derivi dall’altra ed in quali relazioni stiano fra loro'. L'no sguardo* solo e rapido a tutta l'opera ed all’attività del Bezruc può dimostrare subito come sia difficile scindere questi preziosi elementi gemelli. Si analizzi la più nazionalistica o la più sociale delle sue poesie e si dica poi se anche nei casi più facili e più semplici sia possibile distinguere nettamente questi due elementi. Il risultato non potrà essere che negativo. Nel Bezruc i concetti a nazione e popolo » sono sinonimi e si confondono e si completano' a vicenda così bene che il più pedante osservatore, sia pur munito' di microscopio-, non li potrebbe distinguere scisisi nettamente l’uno dall’altro- (2). Anziché dividere le sue poesie in sociali e nazionali, si potrebbe benissimo dire che non sono perfettamente rè sociali nè nazionali, ma derivano dalla fusione di tutti e due i surricordati sentimenti : tanto in loro- il tema sociale ha una forte coloritura nazionale e tanto l’argomento nazionale è sorretto (1) Cfr. su ciò V. Martìnek, op. cit. pag. 47. (2) J. M. Augusta, op. cit. « Lurnir », A. LIV, pag. 381. * 42 *