Verso le piante il Bezruc si mostra particolarmente tenero ed espressivo. 11 cateto, che prese ad « amare sin da giovine », (1) è il simbolo più significativo' della sua figura poetica, (2) è la pianta spinosa e solitaria in cui egli trova tanta corrispondenza col proprio io, onde se ne serve anche di segno speciale invece di una sigla qualunque o di uno' dei suoi tanti pseudonimi (3). La predilezione per il cacto dimostra, quasi a priori, come il Bezruc non sia troppo sensibile ed entusiasta della bellezza e della raffinatezza dei fiori di serra o di giardino, di fiori belli, noti, comuni, ricercati, decantati da poeti e da facitori di versi. Difatti, dopo il cacto egli ama molto' la lentaggine, perchè essa come il filosofo o il poeta guarda alla vita degli uomini dall’alto, perchè è disseminata sulla terra, su monti, rocce e tombe, e perchè nel fiore della sua forza rassomiglia ad una ragazza, che, al sentirsi sussurrare parole « false », arrossisce, china il capo e guarda in disparte (4). Non a caso la prende a fonte d’ispirazione di ben tre diverse poesie (5). Anche per il muschio ha attenzione speciale, perchè in esso vede il simbolo di qualche cosa di vile, di spregiato', di rovina (6). In genere, però, lo feriscono di più le piante grandi, forti, quasi trovasse in loro risonanza il suo temperamento' artistico, amante di tinte forti, di immagini grandi, di passioni veementi, di grandi corpi e di grandi ombre. Molte di queste esamina più da vicino e molte ricorda in più occasioni, scolpendone bene le caratteristiche anche con un solo attributo (7). E come le conosce bene, così le anima dei suoi simboli, le spiritualizza, le fa partecipi di sè stesso, della sua vita difficile e triste. Così, per esempio, la parodia che fa di sè quale (1) J. Kunz, Za cernoilutou ofonou, pag. 93. (2) Cerveny kvét, ed. cit. pag. 9. (3) A. Vf.selv, op. cit. pag. 22. (4) e (5) Kalina I, Kalina II, Kalina III, ed. cit. pagg. 151, 155, 1O9. (6) Di qui la « torrazzi di muschio » nella parodia di don Chisciotte, ]d, ed. cit. peg. 113 ; cfr. inoltre Vrbice, Didus ineftus, ed. eie. pagg. 62, 121. (7) Cfr. p. es. Motyl, Sviadnov I, Sedm Havranù, Jà, ed. cit. pagine 33, 68, 103, 113. * 58 *