sive ripete la forma slesiana « zultà ». La poesia « 70.000 » (1) da prima usa il termine ceco « matka » (ed. I89V e 1903) poi lo cambia in, « robka ». « Leónidas » (2) sinoi al 1919 ha mantenuto il toponimo generico « Lysá Hora », ma poi lo ha sostituito con il locale « Gigula ». E come se ciò non bastasse 0 potesse passare inosservato, il Bezruc dal 1920 in poi ha arricchito le singole edizioni di « Canzoni slesiane » di un’ape pendice di « schiarimenti », in cui non solo spiega parecchi idiotismi delle sue poesie, ma anche si scaglia contro’ giornalisti e linguisti cne storpiano spietatamente tante belle voci slave, come, per esempio, « Vitkovicky » invece di « Vit-kovsky », « Branecky » invece di « Bransky », « Lucina » invece di « Lucina » e via dicendo (3). In prosa poi il Bezruc si espresse in modo ancora più risoluto e cattedratico. Scrisse un opuscoletto di poche pagine, vi riassunse tutti i suoi princìpi e tutti i suoi odi, e, come sempre, lo* pubblicò pseudónimamente (4). L’opuscoletto, che scientificamente non può esser preso sul serio, vale per quel tanto che rispecchia l’atteggiamento regionalistico del suo autore e completa così la visione del mondo delle sue idee e dei suoi gusti. Esso tratta di moravismi, che i Cèchi non ammettono nella lingua letteraria, e combatte il « centralismo » linguistico cèco, elogiando i pregi d’una « lingua morava ». È frutto di quel regionalismo bezruciano che abbiamo già imparato a conoscere. In tanto e fino a tanto ne vale la menzione. Prima di finire l’illustrazione della personalità bezruciana sia ricordata ancora, in sordina, una sua nota caratteristica. È proprio la « nota del vino »... il Bezruc in vita sua ha bevuto molto, come tanti altri poeti ed artisti. Lo si ricoida qui non a titolo di pettegolezzo biografico, ma per spiegare meglio 1 attinenza che il bere ha con la sua poesia, per sventare (1) 70.000, ed. cit. pag. 41. (2) Leónidas, ed. cit. pag. 78. (3) Cfr. l’edizione cit. del 1928 a pag. 173 e 174. (4) Kuba Stopìpuntìk, Moravská zem a moravskd fec, Bruna, 1923. — Nella II. ed. del 1930 c’è però il nome di P. Bezruc. * 61 *