che celava le fonti storiche, i fatti reali della poesia bezruciana, e si provò così ancora una volta la solidità dell’arte sua laddove lo spolverio della fantasia minacciava di darle un altro aspetto. Sicché essa già nelle sue basi si presenta abbastanza organica e coerente e non brancola nel vuoto o nel misterioso. Qualunque sia la sua fonte d’ispirazione, il Bezruc non perde mai il senso della verità, della realtà. Egli non si abbandona mai a fantastiche aspirazioni, non vaga estatico fra castelli in aria e noni crea personaggi di cartone. Non vuole chiudere gli occhi dinanzi alla verità; alla vita guarda con disperata chiarezza e vede il male che è nascoste» sotto il bene apparente, la falsità che spia da ogni atto gentile e generoso, il dolore che è indivisibile dalla gioia. Sia che comunichi uno stato d’animo suo1 particolare o si immedesimi negli altri, sia che dipinga il più tetro* abituro o sfiori il più delicato* problema, egli pensa soprattutto a dire la verità, scolpire la realtà (1). Ma chi può esprimere la realtà quale essa realmente è? L’apparato* fotografico, l’uomo no! Anche il Bezruc, per quanto tenda ad una severa oggettivazione, non può riflettere la realtà che attraverso il prisma degli occhi propri e l’intervento del proprio* cuore. E così, involontariamente ed inavvertitamente, la realtà riporta le impronte del suo animo tetro*, malinconico e scettico, e si colora di tinte piuttosto oscure e dolorose. Durante una mietitura (2), per esempio*, egli non vede le spighe che cadono*, i covoni che s’ergono, non sente la gioia che suole accompagnare la fine d’ogni raccolto — specialmente se abbondante —, non segue la vita animata dei mietitori e delle mietitrici sparse in mezzo al biondo gramo come gruppo dà fiori, ma pensa solo a quei mietitori, cui la guerra porta via ì figli, ed attraverso* questo* pensiero* dominante dipinge tutta la scena della mietitura, la quale per quanto reale e fedele all’ambiente, rivela l’apprensione del poeta e si tinge d’una cupa coloritura soggettiva. F così in un molino (3) la vista sua è (1) A. Novak, Petr Bezrut, « Lidové Noviny », Bruna, 15-9-1927, lo definisce « un realista con un senso profondo per l’espressione precisa ». (2) Zncy ed. cit. pag. 123. (3) Idyla ve mlynè, ed. cit. pag. 139.