— 45 — rio della lingua popolare, anzi borghese e toscaneggiante dei Romantici, come quello che porgeva ad essi un modo assai semplice di risolvere un problema complicatissimo; e valse a sperdere ogni traccia di quell’antica lingua illustre quale dal Cinquecento in poi era stata coltivata e scritta non più solo in Toscana, ma dovunque. Di quella nobile lingua, vogliamo dire, che Leopardi fu l’ultimo a scrivere e il primo a risuscitare, pei tempi moderni, sotto colore di lingua elegante. Di essa e dei suoi tre secoli di storia fecondissima, si fece un gran falò, che arse rabbiosamente per tutto il secolo, e chi fosse oggi abbastanza pio da versare una lacrima sulle sue ceneri non ha che da riaprire la Storia della letteratura italiana del De Sanctis. Tanto per dire dov’eran giunti i costumi letterari in Italia (non per insinuare, per carità, dove sian giunti adesso) allorché si trattò di far uscire lo Zibaldone presso l’editore Le Monnier di