— 34 — Leopardi esaurisce nei Canti tutta la sua passione e la sua grazia di poeta locale. Quando tenta di dare alla sua poesia un contenuto di riflessioni obbiettive perde il suo immenso dominio dello spazio, la materia troppo analizzata si accumula e crea un senso di oscurità e di fatica, la bella linea dorata della sua poesia viene a mancare, il tono è troppo agitato, commosso e leggermente enfatico. La stessa urgenza metrica, in questi casi, pare che lo induca piuttosto verso una forma di ragionamento alessandrino che verso l’abituale adagio poetico. Me ne dispiace per gli ammiratori della Ginestra, ma è bene togliere di mezzo gli equivoci. Il Leopardi dei Canti è perfetto solo negli idilli. La sua poesia, a differenza di quella di Manzoni che diviene assoluta quando si astrae ed è stentata e scolastica nei particolari descrittivi, ha bisogno di tenersi aderente alle cose, direi quasi all’argomento e all’ora