— 77 — esempio linguistico, storico, morale, dottrinale, del modo rigorosamente proprio e scientifico con cui Dante si rende conto delle parole e le usa. Queste per lui non hanno mai un significato imposto o convenzionale, ma sempre originario o, se vogliamo dire, supremo. Ne ricerca la prima radice e quella lontana purità e verginità di senso che giace sepolta e spesso irriconoscibile sotto la tirannia dell’uso. Sono insomma, quelle di Dante, parole madri, liberissime, alte, pure, sovrane, di una possibilità di procreazione, fantastica e concettuale, illimitata. Attraverso il vero significato d’un vocabolo, il poeta mira a definire concetti, virtù, sentimenti, costumi, a correggere abusi e spropositi di linguaggio che sono abusi e spropositi in ogni altro ordine, a restaurare, in una parola, il gusto. Non è tanto la semplice proprietà etimologica d’un termine che lo interessa quanto il suo favoloso retaggio storico e teologico. Onde