— 165 — ma romano. Risale ai tempi giuridici e ferrei d’ Ildebrando, al paternostro, a quel glorioso registro nel quale i parroci cominciarono a tener conto dei nostri nomi, ai secoli d’oro della Chiesa romana. È un cattolicismo civile, storico, animoso, profondamente umano e non soltanto politico, quale può esserlo in un paese dove il cristianesimo s’ è inserito nella terra e il termine « cristiano » è divenuto sinonimo di uomo ; un cattolicismo che ci riguarda prima di tutto, non crediamo di dire un’eresia, nella nostra qualità d’ italiani, che non c’ impedisce, come non impedì ai nostri bravi novellieri del Trecento, di venerare i santi e di burlarci magari, quand’ è il caso, dei preti ; un cattolicismo che nessun contrasto temporale col Papato, nè interdetti, nè scomuniche, sono mai valsi a strappare da noi. Tanto ci è connaturato, è affar nostro, per così dire. L’Italia ha colla Chiesa cattolica rapporti così franchi, così