— 100 — fu di polemizzare coi fatti. Si aggiunga il gusto del sensuale e del corpulento, gusto che si direbbe atellàno, la sua particolare attitudine a non lasciarsi sfuggire una briciola di tutto quanto la nostra letteratura poteva offrirgli, nel regno del piacevole e dell’ameno. Vedi il capitoletto sulla « Maccaronea ». E vedi anche l’attenzione soverchia e compiacentissima che il De Sanctis presta ad ogni sorta di scrittori dissoluti e grammaticalmente scettici ; salvo poi a trarre, dagli stessi scrittori, motivo di satira e di lagnanza in tutt’al-tro ordine. Sicché : o il moralismo de-sanctisiano conduce alla rilasciatezza formale o fra il gusto estetico del De Sanctis e le sue esigenze di carattere morale c’ è contraddizione ed è lecito dire che si desidererebbe un po’ più di coerenza e d’armonia. Fatto sta che, dopo il De Sanctis, capiscarichi quali l’Aretino, il Bemi, il Folengo, vennero di moda, in compagnia (vedete un po’) di Jacopone da Todi,