— 53 — zione di perderci, sulle orme di qualche svagato cultore di problemi estetici, dietro ai tanti trastulli metafisici cui Leopardi dava nome di teorie e che popolano di strani miraggi la solidissima opera sua, ma piuttosto di ricercare, specialmente trattandosi di questioni letterarie, la sua volontà e il frutto della sua incomparabile esperienza espressi in pensieri autonomi e conclusivi. In un sol caso ci parve di dover fare eccezione al nostro metodo e fu per la « teoria dell’eleganza » nei confronti colla lingua. In che consista tale teoria è difficile spiegare in poche parole, tanto sono varie e incalcolabilmente estese le applicazioni che Leopardi ne fa nel suo Zibaldone : sole cose che importino e che bisognerebbe studiare. Cercheremo, ad ogni modo, di esporla come noi la vediamo. L’eleganza, per Leopardi, non è un fatto intrinseco, ma un semplice miraggio del tempo capriccioso è ingannevolissimo.