— 81 — doveva gettare sui secoli un’ombra assai più lunga della sua poesia. Non altrimenti Leonardo, opera, quale pittore, nel tempo suo, benché cerchi di tentarlo e di sforzarlo in tutti i modi, al contrario di Dante, ma lo precorre di qualche secolo coi propri dettami. La poesia di Petrarca, che aggiunge pure qualche nota e qualche perfezione a quella di Dante, gli sviluppi linguistici del Cinquecento, non s’intenderebbero, come infatti non s’intendono, senza tener conto di questo lato trascendente e precorritore del pensiero di Dante rispetto alla sua opera, che fa di lui non soltanto il Poeta, ma il vero genio tutelare della nostra lingua e letteratura. Il Cinquecento, petrarchista in poesia, è dantesco nella prosa, vale a dire in quanto ha di meglio, nel concetto della lingua, se è vero che Dante la definì aulica, illustre, curiale e cardinale. Le teorie linguistiche di Dante rivissero negli ultimi galantuomini che abbia avuto la