— 68 — tra il 1820 e il 1840, testimonio Stendhal, poteva tornarsene in patria ignorando perfino il nome del grande recanatese la cui opera, come la sua vita, si svolse tutta solitaria e sotterranea. Altri nomi, altri uomini tenevano il cartellone in quelPepoca di rivoluzioni, non politiche, ma letterarie e musicali. La capitale intellettuale d’Italia rimaneva Milano, come l’aveva fatta Napoleone. Qui vediamo, sotto il saggio governo austriaco, una nobiltà frondista imbevuta delle idee del-1’ Enciclopedia, vediamo i figli degli exfunzionari dell’ Imperatore bandire dai palchetti della « Scala » il nuovo verbo romantico a quel modo, pressappoco, che abbiamo visto più tardi, nello stesso ambiente domestico e municipale, nascere il Futurismo. Tutta questa gente agisce e vive come se fosse unita da vincoli fami-gliari, in una febee ignoranza e diremmo quasi insensibilità storica, che le permette di ricevere, senza troppi scrupoli