DE' MORLACCHI. 149 nano al loro pollo, col roifore di non aver adempiuto il proprio dovere. ( a ) Si fanno i brindili anche fcambievoimence gii Svatti tra loro, e viene più ili-mato chi fa ber più vino, fenza ubbriacariì: ma tutti vogliono poter reilitcre , e per non reftar gli uni inferiori di merito agli altri, gii uni bevono più degli altri , e ne nafee , che diventano ubbriachi quali tutti. Perche non fuccedeifero queili difordini , un Medico meglio di ogni altro faprebbe feiogliere quello problema, da inlegnaril a’ Morlacchi : L)ata la forza del vino , e la robuftezza del temperamento, trovar quanto vino fi può bere, fenza ubbria-carix. Allora fenza berne una goccia, potrebbono ef-iere noti i più valoroii, ma ciò non faprebbe buon grado a’ Morlacchi. Terminato il pranzo, quando già tutta la compagnia è bene all’ordine di ubriachezza , toilo che il Zitus comincia gridare , v4x,ur, ^iz,ur, Biglia , ( b ) lo ilari-fvat comanda alla comitiva di montar a cavallo. I parenti della giovane a cavallo anch’eifi, vanno ad accompagnare gli Svatti per qualche tratto di cammino. Lo Spolò s’invia cogli Svatti , ma dopo poco viaggio, unitamente al compare fe ne torna addietro, e va a baciarii colla Suocera, che già lo af-petta in cafa vicino alla foglia della porta, cui l’ufo non (a) Alle volte , quando fi à fiflato di ubbriacar qualcuno , fi unifeono più Svatti per ubbriacarlo, ed il modo è il feguen-te. Tutti gli fanno un brindili con un bicchiere di vino . Il decoro vuol , che fi rifponda a tutti , nè in cali limili vale , nè fi cerca la grazia . D’onde viene , che il punto di onore lo rende ubbriaco a maggior fegno. (b) Sono termini derivati dal Turco.