DELLA CETTINA. 45 ti ricerche fu caufa, che il povero Nafich iene fuggi-iti fretta dagli Stati Aufliiaci . Ritornatofene iu burchia per colorare vieppiù la Tua impoflura, fi cominciò fpacciar per Medico, il che gli giovò per alquanto tempo. Ma temendo fempre di effere fcoper» to, fi trasferì a Venezia , e da di là a Padova, già quattro anni , ove io mi trovava , come al prefente pure, allo fludio. Eifo faceva credere a tutti di ef-fere Maomettano, e che illuminato da una Potenza fopranaturale andava a ricever il Battemmo a Roma, e non con fomma difficoltà gli riufcì di vender lucciole per lanterne- Mi fu fatto credere , che allora qualche divoto di Padova in benemerenza della con-verfione alla noflraFede , gli volelfe affegnare il mantenimento per tutto il corfo della fua vita , purché fi fermaffe feco lui, ma eifo giudicò più opportuno dopo il cumulo di qualche dozina di Zechini di par-tirfene per Roma, avendofi anche accorto, che io lo conofceva. Vi fu un importuno, ed imprudente Prete, che voleva, io faceffi una giurata fede di cono-fcerlo, nè fo a qual fine , non ebbe però il piacere di ottenere il fuo intento . Filippo Nafìch a Roma fece buona giornata, e fu compatito , per quanto fi udiva dire , da fua Santità Clemente Decimoquar-to, allora Regnante. Da Roma pafsò a Napoli, ove fi vuol, che fia prefentemente in figura di cultode alle porte di un Prencipe Napolitano . Non è pregio dell’opera il riferir degli altri inganni di quello Zingaro : Baila fapere , che di ugual pafla fono tutti i fuoi Nazionali . Non è già per queilo , eh’ effi non fi occupino qualche poco anche del lavoro della terra , e delle manifatture di ferro , che ordinariamente confiilono in ferri, e chiodi da cavallo . I Fabri Morlacchi peli ’orrore , che anno per q uè ila Na-