i3o, DE* COSTUMI tori da que’, che li citano , fi mette loro in bocca ciò , che non ànno mai immaginato , e fi muta intieramente il vero fenfo , ed al FcRTis , cui non manca ingegno, e capacità , dovrebbono efTere noti quefti accidenti . Oltre la Gusla, vi fono degli altri ftromenti Muilcali fra' Morlacchi. La Tambura, eh’è una fpecie di mandorli no con due corde metalliche è Io ftrumento Muficale , il più nobile di tutti , a fuon di cui pure fi canta. Le dip/e , che fono fatte da una canna , coniata ad un otre * accompagnato colle ftrette del braccio , fono finimenti da fiato , come pure Io zufolo , e lefampogne a fuon de’qua-Ii non fi canta però mai . Ma i Morlacchi cantano anche fenza flrumenti, e à tutte le ore per cosi dire . Se viaggiano, ( a ) fe lavorano> fe mangiano fe converfano, fempre fi fentono anche a cantare . E* probabile, che la loro Mufica, benché rozza fia atta a farli por in obblio la melanconia » cui bene e la giuftatezza del verfo. Doveva rifletterà un poco il Fòr-tis> che Odjelitife fi potevà fincopare, ed allora la fuaiftrut* tiva annotazione averebbe fatta miglior compatfa. ( a ) Viaggiando , e particolarmentè di notte quafi fempre ogni Morlacco canta, ma quando fonò molti in compagnia cantano per Io più alternativamente. Anche i Romani pare, che cosi faceilero , come comparifce dà Virgilio in una delle fue egloghe. Et cantare pares, & refpondere parati. Si mettono i Morlacchi a mangiare , non avendo altro fpeiTtf volte, che del gran Turco, e formaggio , nullaoftante, quart' do v’è anche del vino , bifogna cantar le azioni di Marco Krcgliericb