LIBRO Q.U ARTO* 149 che fotto clima caldo, e nell’ abbondanza di quel felice terreno , ella non il nutre quail d’altro alimento. Veniva però tollerata, fe nella tragedia delle furie non havefle toccato al cafo di far la fua parte. La mattina de’ fette di Luglio, portate da Pozzuolo al mercato alcune fporte di fichi, folleci-tando gli efattori di trarne il datio, nacque contefa fopra chi doveife pagarlo $ e per giudicio dell1 Eletto del popolo, convenendo chi le portava dalla campagna esborfarlo, uno che non haveva danaro, versò con imprecationi i fichi per terra. Da sì picciolo accidente pendè la forte di grandilfimo Regno. Accorfi molti a rapirli, alcuni con rifa , altri con colera , ma tutti compatendo quel mifero, & odiando la cau-ia , fopra venne allo ftrepito Tommafo Aniello , venditore di pefce, giovane di primo pelo, ma vivace, & ardito, con altri ragazzi, eh5 erano cafualmente armati di canne 5 e tutti da coftui inanimati, cominciarono a faccheggiar il pofto della gabella, facacciandone co’ faffi i miniftri. Da ciò acceii gli animi, ricevendo forza dall5 unione, e dal numero, fva-jigiarono tutti gli altri luoghi de5 datii. Guidati da cieco furore fenza faperne i motivi, nè difeerner5 il fine, corfero al Palazzo del Viceré con protette d1 obbedienza al Rè, ma con efclamationi contra il governo. Le guardie deridendo quel puerile trafporto, non vi s’oppofero, & il Viceré impaurito lo fomentò, efibendo prodigamele ogni gratia . Crefciuta con ciò la licenza , e cominciando i più rìfoluti a porre a Tacco il palazzo, egli tentò di falvarfi nel Caftel nuovo j ma trovato innalzato il ponte, non fapendo per il timore dove ridurfi, corfe in carozza chiufa verfo quello dclfOvo. Scoperto però dalla plebe, poco mancò, che non reftaife oppreifo , ie non fi foife ricoverato nel convento di S. Luighr fermando col gettar monete d’oro per ftrada il popolo , che non lo fe-guitaife. Di là fece fparger editti, che abolivano la nuova gabella delle frutta j ma ciò non ottante il tumulto a guifa di un torrente, che inondi, crefceva, e fuggercndo i più torbidi al volgo femplice varie cofe , chiedevano ad alta voce , che fi Ievaf-fero tutte 1’ altre gabelle , e che al popolo il privilegio di Carlo Quinto fi confegnaile. Quei che lo dimandavano, fapevano meno degli altri dove foiTe 3 e ciò che conteneife , perche il domi-fi. TSLanì T- IL K 3 nio 1647 Temmaja A niello 5 capo dt'fe» di%iofi in Ncpeli.