24a VITA c quattro de’compagni di Curie k rimafero morti, effo ferito, e gli alrri ie ne fuggirono. Daila parte di Socivizca due compagni furono l'olamente feriti . Qual infamia non era quella per lo nome Maomettano , che un* Aiduco con alquanti compagni li malttratalfe in iimil guifa? Qual onore, e qual premio non li a-cquirtava chi aveffe ammazzato Sogivtzca ì Si trovò uno fra’Turchi, chiamato f/ilembegb , che inviò una lettera a Sogivizca, conceputa in quelli termini.„Tu che ti vanti di elfere il diftuttor de’Turchi, vieni, ,, fe non fe’femmina alla disfida meco. Io t’ invito, ,, come più ti piace o folo a folo, od unito a forze „ uguali alle mie. “ Socivizca, che li vedeva invitato in modo così orgogliofo da un Turco, radunò dodici valoroli compagni, nè deliava altro che il momento d’ incontrarli con Vilembegh , ed in vece di afpettarlo al luogo flabilito , lo attefe in un altro . Vedendo il Turco , che Socivizca non era al luogo patuito, andavali pavoneggiando, e diceva che li era nalcollo al fuo valore . In quello frattempo li pre-fentò Socivizca co’ fuoi dodici compagni contro Vilembegh , che ne avea quaranta; ma il numero delle Perfone non ifgomentò punto Socivizca nè gl’ifpirava la viltà di tornarfene addietro. Si apportò co’fuoi in una infelice lituazione, fendo circondato da ogni parte da’Turchi, ricorle però anche in quella occafione ad un bellilfimo rtratagemma , ed è che tutti gli Aiduzci li afeofero dietro gli alberi, e le loro berette in qualche lontananza mifero fparfe quà, e là all’intorno. I Turchi dirigevano le loro archibugiate alle berette (a), e nulla oftante , che molte vedevano fpe- ( a ) Quelli fatti fembrano Romanzefchi, ma la neceffità , l’ entu-