5o DEL CORSO antichità. Io non coniiglierei però un Antiquario di muover un paflo per vederlo. Il pio Parocco di S. Pietro, avendo inteie le mie premure, s’inviò meco per un miglio di itrada ad una Chiefa, dedicata alla B. Vergine, ove in un angolo eilerno di un altare fuori della Chieià mi fece leggere la lfcrizione , che iiegue. CASTORI ET POLLUCI SACERUM FABERICIA PlERiS V* S. L. M. E per fecondare vieppiù il mio intento , mi con-duffè all’altro Parocco della Madonna, perchè mi daf-fe qualche lume migliore, fe ne aveiTe. Qual diver-iìtà ! In tuono grave il vecchio Zoccolante , che fi apparava a celebrar la meiTa, e che non avea , ancora bene fpogliati i pregiudizi della fanciullezza ,( quai Coniiiiono in creder gli Storici Naturali pazzi, e gli antiquari fcava-tefori ) mi diiTe, che ,, quello è un operare contro le Leggi del Principato l’andar perle Ville a legger le Ifcrizioni per ifcavar de’Teiori . ,, Ma Padre * io gli diifi , fapete voi a qual ufo iieno fatte tutte le Ifcrizioni s* Eh ! rifpofe , liete giovine per volerla impor a me . Era in mia compagnia il ragguardevole Signor Co: Giufeppe Ofner , che a cagion di onore mi giova nominarlo, per le /Ingoiali qualità , che lo diilinguono, il quale abbandonate le delizie dell’ Italia fe ne venia meco per queiti luoghi alpeilri , amando meglio di offervar qui le prodezze della Natura, che altrove le finezze dell’arte . In prefenza dunque di queilo rinomato Soggetto foreiliere mi fpiaceva, che il mio Zoccolante Nazionale balbettaiTe in