DE’ M O R L A C C H I. 109 nitori, perchè facciano a tempo opportuno le loro giufte vendette l'opra gli uccilori . Quello coitume è affatto sbandito, che che ne dica il JFortis, da’pet-ti de’Morlacchi della Dalmazia, i quali generalmente non anno la centefìma parte dello fpirito vendicativo degli Albanesi , ed anche quelli lo conferva-no più co’Turchi, che co'loro compatriotti. Ma non dobbiamo maravigliarli di ciò. Le più illuminate Nazioni ci anno fornito di limili efempj; ed e noto ab-ballanza., che i più dotti una volta ilpiravano maf-fime, cosi ftrane agl’ignoranti. Era ufo antico , che l’uccifore di un qualche Mor-lacco il doveffe quietare col parentado nemico ne’modi feguenti. La prima cofa era di ftabilire una fom-ma di dennaro, che dovea sborfare l’omicida per lo prezzo del fangue fparfo, che fi diceva p!atiti-Kar-varinu. Arrivava quella fomma ordinariamente a cinquanta, o felfanta Zecchini, e più, o meno, fecondo la polfibilità de’rei, fuccedendo non di rado, che ì poveri fi acquietaffero con qualche prefentuccio di lieve rimarco. Conveniva decretar il giorno, in cui i parentadi nemici doveffero riunirli. Compariva allora l’omicida , accompagnato da fuoi nel luogo dell’ affemblea colle mani giunte, e fra effe una fcimitar-ra, rivolta colla punta in giù. Giunto alla prefenza del fratello, o del più propinquo al Morlacco ucci-fo 1’ omicida s* inginocchiava , e gli venia tolta lafci-mitara dalle mani. Il fratello dello uccifo, od il più propinquo, che riprendeva la fcimitarafleffa, fi rivolgeva al proprio parentado dicendo „ fratelli ecco il languì-nario del noftro parente. Volete voi, che lo am-,, mazziamo, o che gli perdoniamo j’ „ Rifpondeva-no tutti unanimi ,, Perdonagli per amor di Dio. 5, Pronunciata la fentenza, il reo baciava prima i pie-