DI S O C I V I Z C A. 237 garante delia loro poltroneria. Allora gli Ambafciato-tì Turchi cominciarono a sfogarli contro i noitri poveri Panduri, facendoli comparire preifo l’Eccelentij-fmo Generale, come complici dello fcampo di Socivizca. Per contentar in parte lacalunnia degli oftinatiOttomani, fi diede qualche legero cailigo a quella gente, che poi il feoprì non aver colpa veruna. Ma Socivizca non abbaftanza pago di eiferiì liberato egli folo dalle mani de* Turchi di continuo peni a va alla liberazione della moglie, e de’poveri figli. Quella era Tunica fua cura , per metterli poi a vivere in illato tranquillo. Fece più volte intendere al Paisà di Trav-nik, ch’elfo era rifoluto di non dar ulterior impaccio a’Turchi, purché gli fi lafciaile ia moglie, ed ì figli; ma il Pafsà fe ne rideva delle fue propoile, e s’inferociva di più, anziché divenir mite. S’ocivizca volle provar di pervaderlo con lettere , e tra le altre , gli fece fcrivere una a un di predò del feguen-te tenore. ,, O’ udito dire , o Paisà della Bofnia , 4f,„ che ti lamenti della mia fuga. Io ti dimando, nel ,, caiò mio, che avreili fatto tu? Ti lafciereili lega-„ re a guiia delle beilie vili , e condurre volontà-•„ riamente da Perfone, che arrivate a un certo ter-5, mine , fecondo ogni probabilità , ti doveifero dai ,, la morte? La Natura inlegna a tutti di sfuggirla. „ Io che ò fatto di più, che fecondar le lue leggio ,, Ma qual delitto anno commeifo , o Pafsà , mia moglie, ed i miei figli, che contr’ ogni giuilizia » „ e ragione li trattieni fchiavi preifo te ? Credi for-„ fe di rendermi più docile con ciò? T’inganni. Mi „ rendi più fiero. Ma fenti: tu potrai sfogar ia.rab-„ bia fopra di loro, e non iaratti di veruna utilità; 3, io sfogherò l’odio contro i Turchi fudditi tuoi * e ti ferviti di fommo pregiudizio« Deh! rendimi * ti