15 6 DE* COSTUMI Girolamo ( a ) , ed a quella di Tomeo Marmvìcb ( b ) aireriice eoa fomma franchezza , che i Morlacchi di raro, o forfè mai non mangian del vitello , Ma doveva otfervare , che ciò , che fuccedeva ai tempi di San Girolamo , e di Tomto Marnavicb, ora più non fuc-cede, voglio dire i coftumi fi fono cangiati , ed i Morlacchi mangian più torto vitello , che carne di Bue. ( c ) Terminata la cena , ove fecondo il foli-to ftrabocchevolmente il à mangiato , e bevuto , i due piveri accompagnano la Spofa all’ appartamento matrimoniale , che fuol edere un camerino fatto a bella porta. Lo Spofo dopo e/fer/i congedato , e prefa la benedizione dal Padre, fe Io à , o da parenti in cafo diverfo, viene accompagnato dal Kum alla ftan- ( a ) >At in nefìra Trovincia feelus putant vítulos devorare . D. Hier. contra Jovin. ( b ) ^id ìxinc diem Dalmata, quos peregrina vitia non infecere ab efu vitulorum non fecus , ac ab immunda efea abhorrent . Jo. Tom. Marn. in op. ined. de Illirico Ccefaribufque Illiri-cis . ( c ) Se i Morlacchi qualche volta non voleflero mangiar vitello, e che loro fembratte una empietà 1’ ammazzarlo , ciò proviene, perchè il vitello può fervir lóro col crefcer degli anni per 1’ aratro , e da che non è più atto alto ftetfo , egli è ancora buono da mangiarti. Ecco, che non ammazzandolo* fi ottengono due benefizj. Letti non fo dove , che Domiziano Imperatore fi atteneva dal mangiar anche del Bue , che »amo giova , e Virgilio chiama tempi di empietà in cui 6 cominciò a mangiar del Bue. • AYltC impia quam ccefts gens eft epulata Juvencis Georg. J3¡d.