LIBRO DECIMO. 501 faglie. Vi efpedì dunque per Generale Caterino Cornaro, che 1665 con fervore di fpirito applicò follecitamente alle fortifìcationi di Spalato, ediSebenico. Militie, e provvifioni furono invia- n Mar. te, e mandato per capo dell’ armi Giron Francefco Marchefe Villa, che militando al Duca di Savoja, hebbe da lui permif-fione di accettare il carico di Generale dell’ infanteria della Re- ria' publica. Altri Officiali furono parimente condotti agli ftipendii, e tra quefti Cefare Marchefe degli Oddi Perugino, per l’età, e per l’efperienza accreditato nella milicia . Ma il Vifir, accolto iti Belgrado il Conte Gualtiero Lesle, inviato da Cefare Ambafcia-tore a ratificare la pace, & efpedito a Vienna Cara Mehemet Bafsà a ricambiare gli officii, pafsòad Adrianopoli, conducendo il Lesle con sè quafi in trionfo : ricevuto Achmet con folen-ne applaufo da tutti gli ordini della Porta, d’alcuni per adustione, d’altri per invidia, quefti particolarmente fperando, che il Sultano, quanto d’ animo debole , altrettanto gelofo s' adombrale della gloria, e del credito del fuo principale Mi-niftro. Ma il Rè , benche folito a fprezzar la virttù , & ugualmente i fervidi, l’abbracciò con tenerezza d’affetto, e pre-lolo per la mano, alla Reina Madre Io prefentò , chiamandolo il più degno, e fedele, c’havefle mai ièrvito all’Imperio. A-chmet humiliatofi con finta modeftia , confettava di haver combattuto coll’ingegno , e con la fpada , inficine con tanti buoni officiali, e foldati, ma il fuo Signore col merito , con la fortuna , con gli aufpicii haver vinto. Egli trovò Mehemet allacciato in fozzi amori d’un giovane di natione Polacca : temendo , eh’ afpi rafie coftui ad innalzarfi fopra le fue difgratie, applicò a condurre il Rè a Coftantinopoli, dove nel Serraglio fperava, ò divertirlo con nuovi affetti, ò almeno haverlo più da sè dipendente . Gli fece perciò credere , che alla grandezza fua conveniffe accogliere con oftentatione pompofa l’Ambafciator nella Reggia , dove la bellezza del fito , l’ampiezza del giro , 1* affluenza del popolo , la fuperbia del Serraglio, e l’abbondanza di tutte le cofe , fpirava negli ftranieri veneratione , e rifpetto . Più d’ogni altra induftria giovò, che uno de’muti (fono quefti fervi domeftici de’Sultani, che riponendo il filentio trà i mifterii del fafto comandano a’cenni) con gefti ridicoli, e con attione faceta gli fece comprendere, anche appreifo Coftantinopoli trovarli cacciagioni, H. Nani T.IL li 3 e le-