88 DE’ COSTUMI cini . ( a ) Le icheggie di fapino iono i loro lumi di notte: Anno delle lucerne, in cui in vece di oglio ardono il burro, ma quelle fi rifervano per gli Of-piti, e per gli ammalaci fpecialmente . Quando poi dice il Fcrtjs, che il fumo del fapino contribuifce molto a render neri i moflacci de’ Morlacchi ( b ) eifo probabilmence vuol far ridere i Leggitori a fpe-fe altrui, altrimenti ragionerebbe, come chi diceffe, che la biacca contribuilce molto a render bianco un Moro. E’ vero, che i leggiadri viii di quelle femmine , che s’imbellettano, ponendovi fu Ja biacca, di-ventan bianchi, ma un pocolino di acqua li riduce allo flato di prima. 1 Morlacchi, purché fieno fani , non fi alleggerifcono mai delle immondizie del loro ventre ne’proprj tuguri , cheche talora infetti delle feci de’loro animali. Il Fortis dice, che anche imo» ribondi fono portati fuori per far all’ aperto quefla funzione, ma ciò fi lafcia dire, e credere , a lui io- lo , che fi lafciò perfuadere, che chi bruttaffe le ca- pan- { a ) Ovidio ci lafciò fcritto , che anche a’fuoi tempi le Mor^ lacche ufavano portar 1’ acqua fui capo Femmina prò lana cerealia munera frangit Impofitoque gravem "vertice portai aquam. I doni di Cerere, che dice Ovidio , che adopravano le Mor-lacche in vece di lana, era una fpecie di ciambella fatta di paglia, e porta fopra il capo, per portar con minor aggravio il pefo dell’acque. Ma l’afTerzione di Ovidio della paglia in 'vece di lana , fembra provarci , che le ferve Romane ado* peraffero le ciambelle di lana fui capo, per portar l’acqua come tifano le Morlacche a’giorni noftri. { b ) Fort. Voi. i. p. 86.