DE’ MORLACCHI, 95 poifano. Se i Morlacchi poi mangino, o no prefen-temente delle rane, quello è ciò* che io vado a cercare. Dico pertanto, che in generale, ne fono lontani dal mangiarle , come il Gennajo dalle more , ma io non olerei affermare, come il Fortis , ( a ) che niun vero Morlacco mangerebbe rane a collo di lafciarfi morire di fame. Ma ie la fame à indotto altre volte gli uomini in più luoghi di quello univer-fo a cibari! di ciò , che più abborrifce la natura u-mana, come può fcappar dalla bocca di un uomo ragionevole, che i Morlacchi non mangierebbono rane a coito di morire ? E che avverrebbe , fe io diceilì , che moltiifimi veri Morlacchi , fenza veruna neceifi-tà, da gran tempo anno cominciato a mangiar rane, e forfè non pafserà guari , che tutta la Nazione il fpoglierà del pregiudizio di non mangiarne ì Non il può dir lo ileifo de’Morlacchi del rito Greco . Vincolo di Religione coilrigne quelli a non mangiar rane, e chi ne mangia , credono eifi , che non poifa falvaril. Leffi preifo un Iilorico Illirico ( cui di rado però fi può credere ) che il Pontefice Niccolò Quinto fcrivendo a Coftantino ultimo Imperatore dell’Oriente, gli rimbrottava queila pazza credenza , di cui erano imbevuti i Greci, che dicevano 1 Latini fttran tutti dannati, Ter aver rane, e bovoli mangiati. ( b ) quali che il cibo poteiTe nuocere alla falute delle a-nime . Ma fi a vero, o no ciò , che dice quello ilo- rico ( a ) Voi. x. pag. 32. i b J Vedi le Canz. Eroiche Nazionali del P. Cadcih Mioifich.