*•74 DE* COSTUMI Non, bic pompine a dulcis latei uva fub umbra Nec cumulami altos fervida mufla Incus. Toma negai regit , nec baberet acontius in quo Scriberet bxc Domina verba legenda fu*. Se mai taluno rimbrotta ad effi la loro inerzia, e che voglia i'uggerirli i modi di coltivarle terre, anno fempre in bocca la rifporta: ,, Ciò, che non àn-„ no fatto i nortri maggiori, neppur noi vogliamfa-,, re. ,, Stimano pregio grandirtìmo non alterar il fiftema, loro tramandato dagli antenati, e chi fa altrimenti. è tenuto poco dabbene . ’Anno un odio giurato con ogni forta di alberi, quindi è , fe uno li pianta, mille, altri fi allertano per ifradicarlì. Come iChineii non vogliono altre Leggi, che quelle di Con-fuzio, così i Morlacchi fono cortanti a non voler altri coftumi, che gli antichi. Se averterò a periiftere in tale opinione, i progreflì dell’Agricoltura fareb-bono fempre gli rteilì. Sarebbe dunque di ptima ne-ceifità ertirpar da’ loro capi ortinati i pregiudizi,che fervono di grande ortacolo alla loro felicità. Ma come gente aflai roburta per natura ( come io-no i Morlacchi ) fi offerva pigriflìma nel lavorar la terra, e quel che ftrabilia ancora di più, gente,che in tempo di guerra odia la quiete affatto, ed efpo-ne il petto fenza riferva al furor oftile è tanto poi inerte in tempo di pace? Quefta è una mirabile di-verfità della Natura, come offerva Tacito ne’ coftu-mi de’ Germani. ( a ) Ma fe ne’ tempi addietro re- gna- (a ) Quoties bella non ineunt, non multum venatibus : plus per otìutn tranfigunt dediti fomno, ciboque fortijfitnus quijque, ac bel-