DE’ MORLACCHI. 203 ^Apparizioni notturne. I Morlacchi fono viiionarj a maggior fegno . La ferita immaginazione, la prevenzione, ed il timore fanno loro comparire tutto ciò, che ix fingono. De’ fantafmi eilì veggono a migliaja, ed alle volte forfè non colla fola immaginazione. Non iì creda però , che io voglia dire de’ fantafmi veri. Il feguenteracconto ci chiarirà, chi etti fieno. In una Villa , poco dittante da Sigu , morirono in termine di otto giorni Marito, e moglie fenza eredi. Eifi tenevano una cafa a pigione . 11 Padrone della cafa dopo la loro morte mandò uno a cuttodire la cafa fletta. Ma o cafo flrano! La prima notte, che andò ad abitarvi il cuftode colà fu attalito da due Spiriti , veftiti di bianco, e quelli erano certamente iConforti, poco anzi di vita privi, e ie dobbiamo credere al cu-flode , lo tenevano sì ttrettamente avvinto al letto, che dovrebb’eifere cofa certa, che anche gli Spiriti toccano. Ma cofa mai volevano? Volevano, riferì il cuftode, che iì celebrafte una quantità di mette per la follecita liberazione di eifi loro dal Purgatorio , Non furono adempiute le loro brame, e l’apparizione fu dal cuftode riputata un fogno . La notte feguente gli fpiriti tornarono a viiìtarlo, e com’egli teneva un lumicino in camera glielo ammorzarono . Si fentì pofeia un orribiliflìmo fracatto per tutta la cafa, di catene, fatti, e tutto ciò, che può fare ftre-pito maggiore , e dittero gli fpiriti in tuono impe-rioio al cuftode , che fe non farà efeguire le loro ricerche, eglino fapranno ben vendicarft. S’immagini un viiionario qual cofternazione à da recar quello complimento. Il cuftode non volle credere a ie ftef- C c 2 fo,