DE’ MORLACCHI, 113 §. XII. Fé flit i de Màfcbj. IVefliti giornalieri de’ Morlacchi fono molto fem» plicn I tagli de’ loro abiti fono fempre gli ilei- ii -, e fe i Lacedemoni avean per ìilatuto di non alterare le antiche mode del loro canto , i Morlacchi ànno per cortame di non alterare le antiche mode de’ loro abiti. La camicia, eh’eifi portano, di rado arriva alle ginocchia» Queila fogliono ricamare , ma a differenza delle femmine. Le maniche in vece di flringerii con un bottoncino attorno i polii delle mani, le fono ipaccioiè, nè fi ftringono in verun modo. Sopra la camiccia m^ttonii un giubberello di ra-feia, chiamato Je§erma -, che poco oltrepaifa le anche, cui cingono con una fafeia, che comunemente non è di feta, come fuppone il Fortis, bensì di lana colorata a capnccio, fatta di tante cordicelle unite, lavorate a treccia. Per lo più vi e un’altra fafeia, da cui pende una patrona , ove ii ripone il denaro, ed altro di comun ufo; così la borfa di tabacco da fumare ila attaccata alla fafeia iteifa . In fomma ella è una i’pecie di guardarobba portatile . La canna della pippa pure pongono tra la fafeia , e la giubba, ma più comunemente dietro la coppa , cacciando la canna fra la camicia , e la pelle col camminetto in fuori . Sopra il giubberello pongono il iajone, cui danno il nome di aglina, e iopra que-ila finalmente il ferraiuolo, che diceii Kabawzca, ,cui Uà conniato un lungo bavero, che fi pone fopra il capo per riparar la pioggia, e che vien detto Ku-kugltua. I calzoni, come ognun fa, in vece di ar- P ri-