DE* MORLACCHI- 119 Togli un fcorno , di cui Dalmazia è piena. Nelle tue mani pofa, o mio Signore, Di far vertir alla Slavona i Capi Di una Nazione , che in tal modo verte, O almen ritogli il pan, che loro doni, lo te, mio Prence, in ogni modo onoro, E pregando tal grazia, umil ti adoro. $. xiir. «.Armi. LA naturale ferocia de’ Morlacchi , e la grande propenfione alla guerra non devono far comparire ftrano, eh’etti neppur in Chiefa vadin, fenza effere muniti delle loro armi. Quefte fogliono effe-re un coltelaccio, detto nofc, che ripongono tra la fafcia, e la giubba colla guaina di ottone adorna alle volte di pietre falfe, ed una catena dello fleifo metallo, che gira attorno la guaina , perchè non la fi diftacchi dalla fafcia.* una, o due piftolle ai fianchi, o dietro la fchiena, ed anche queite ri porte tra la fafcia > e la giubba , ed oltre tutto quefto talora lo fchioppo, che fe Io portano in iipalla . Le capanne de’ più miferi fi vedranno bene, fpoglie di tutto, ma non vi farà efempio, ch’effe fieno prive di' armi, quando non veniifero tolte per ordine di alcuni miniftri , che vogliono ertere pagati con effe de* proceifi , fe a cafo i Morlacchi non averterò a pagar con altro. Egli è un atto di barbara indiferettezza fpogliarli di ciò, che ferve loro di difefa in tempo e di pace, e di guerra. Ovidio parlando delle armi, che quefta Nazione ufava a tempi fuoi , confetta , che anche allora tutti erano ben proveduti. tu