92 DE* COSTUMI iumo di queilo prodotto ; ma che il Fortis dica Io ikflo dell’aglio, io gli rifpondo , che s egli aveffe bene ofièrvato le campagne de’Morlacchi, avrebbe veduto, che ne piantano tanto m alcune Ville, che oltre il loro bifogno , ne portano a vendere al mercato. E' fuori di ogni dubbio poi, che per la intiera popolazione della Morlacchia , convien annualmente provvedere una groffa quantità di agli r ed altro di quello genere dagli itranieri . Ma oramai non vi à bifogno di moflrar la utilità a’Morlacchi, che ritrar-rebbono daila piantagione di quello prodotto , fareb-be ben neceifario fuperar la loro pigrizia in fatto di Agricoltura ». Non mi faprei dar pace , fe lafciaifi forpaffare il merito, che dà il Fortis all’aglio di mantener lungamente robufli, e forti gl’individui, perchè fecondo lui corregge la mala qualità delle acque de’ fer~ batoi fangoli, o de’ fiumi impaludati, da' quali molti Morlacchi fono coflretti attingere nel tempo di State ( a ) E perchè il merito, eh’egli dà all’aglio non lo darebbe più collo all’aceto-, di cui ne’ tempi citivi iè ne fervono i Morlacchi ad ufo di bevanda^ in ifpezialità, q-uando vanno lavorar nelle Campagne, ove Tacque fono fangofe * Si legge preifo Rol-lin che tutti i foldati Romani portavano dell’aceto con effi loro, per attemprare la crudezza dell’acqua ^ «h* erano affretti a ber talvolta molto cattiva. Catone che non beveva altro che acqua , fe il crede a Plutarca, per qual ragione avrà talora hevuto dell’ aceto, quando era all’efercito, Ce non perchè l’acqua iàrà fiata molto- cruda? Inoltre l’aceto à qualità rin- fre- ( a ) VóL x. pag. 8$.