22 2 D £* costumi Il minuto dettaglio, che ò voluto dare de' coturni de’Morlacchi ftmbrerà forfè a più di uno fluc-chevole, e tediofo,ma farebbe divenuto ancora più,, fe con iftucchevole precifione aveflì io voluto offer-vare tutte le inefatezze del Fortis . Io nonfoquan-to fia lodevole la fua decisone in propolìto di lingua Illirica „ che morto 1’ Arcidiacono Souich , non „ v’è più ( ila. detto con buona pace de’ vivi ) chi „ poffa a buon diritto chiamarfene Profeffore. “(*) Per decidere sì francamente, bifogna poileder molto la lingua noftra, e conofcer i più puri parlatori di eifa. Ebbimo motivo ad oiTervar in più luoghi , che il Fortis non la conoice appieno, e da que’piccioli sbagli in picciole cofe il può dedurre , che fe a-veife avuto traddur molto dall'illirico , avrebbe pre-fo de’granchi affai maggiori . Pur nulla ottante ciò io lodo, ed ammiro aifaiffimo l’ingegno del Fortis,, per aver egli in poco tempo apprefa la lingua noilra a fegno di poterla capire , e farfi capire . Serva ad effo di confolazione maggiore ancora, che un noftro Nazionale, che pretefe di correggerlo , in qualche luogo dimoftra, che il Fortis la capiva meglio di lui. Ciò fi potrebbe oppore anche a me; ma degl” Intendenti fia quefto il giudizio. E per por fine alla mia lunga diceria, per fempre amico all’ Abate Fortis io mi dichiaro. Vive, vale ; fi quid tmiijii refìius ijìis ? Candiduj imperli i fi mn3 bis utere mecum. Hor. Ep. 6. Iib. i. VITA ( a ) Voi. i. pag. Sj.