128 D-E* COSTUMI che „ fuppliihi a piccioli dettagli di precifione , d© „ quali non poffon mancare, lenza qualche iorta di „ moftruofità le narrazioni in profa, o in verlo del-,, le Nazioni colte di Europa ,, . Non sì può dir alibi utamente però , che le loro Poefìe non abbian quefto difetto , ma ciò fpefTo proviene anche dall’ ■alterazione di chi le fcrive, ( a ) o tradizionalmente ( a ) Non è delle più felici, nè delle migliori Canzoni Morlac-che quella» che il Forxis traduife , e ripofe nel fuo primo Volume, dopo aver parlato de’loro coftumi ; nullaoftante egli vi trova „ un altra l'pecie di merito, ricordante la femplicità „ de’tempi Omerici, e relativo ai coftumi della Nazione. “ In effa però vi fono de’ termini, degeneranti dali’ antica purità. , e de’verfi, che alterano la giufta mifura . Ma fi può dir perciò, che quello difetto fia dovuto al Poeta? No certamente . Le molte mani, per cui padano le Poefie fcritte fono le fole qtufe di tutti gli errori , che vi potettero eifere. In fatti nella fopracitata Canzone per tre volte fi legge quello termine ¿¡rude, che vuol dir cammina, che non è dell’antica purità . Uno che fappia la pretta lingua Illirica , per dinotar che taluno cammina, dirà fempre igie, o ide, ma non mai grede eh'è termine proprio degli abitanti del litorale , e degli ifo-lani, che parlan corrottamente, come fi fa, la lingua noftra. L’armonia della Poefia Slava permette , che le vocali fi elidano, o no a capriccio del Poeta. L’ orecchio mi avvertì di quella verità -, 1’ oilervazione me la confermò . Eccone una prova m dvoru, ni u rodu momit. Io sfido chiunque a trovar dieci fillade in quefto verfo ed iti cento altri di quella forte, s eliderà le vocali. Se il Forti* àveffe fjputo ciò , fi avrebbe accorto , che i feguenti due ver-fi‘ della fila Canzone 0»