DI SOCIVIZCA. 241 iaon eranfi (blamente refe intollerabili agli Ottomani, bensì portavano graviffime, e difpendioie confeguen-ze anche allo Stato Veneto. Era egli quafi divenuto la forgente di fanguinofe turbolenze tra’ confinanti . E chi non fa, che da quefti piccioli principi anno di fovente origine le guerre ? Qual importante oggetto non era dunque quello di aver Socivizca nelle manti’ Àd ogni ricorfo degli Ottomani, fi crefceva in Dalmazia la taglia per la Tua teila. Erano ben note a lui queite premure , pur nullaoftante non ceiTava di aiTaffinare iTurchi. Correva l’anno MDCCLXX in circa, che un certo Acia Smaicb , creduto un fe-rociifimo Eroe fra’Turchi, fi andava vantando, che Sogivizca non era capace di accettare la fua disfida faccia a faccia . Socivizca non (offriva tanto orgoglio in un Turco. Era un giorno con fei de’compagni a a Ticevo, luogo poco dittante da Glamoc nello (lato Ottomano, quando incontrò una Caravana di dieci Perfone, in cui peravventura vi era k> Smaicb con un Tuo fratello. Socivizca non cangiava in un Regno un incontro così felice. L'^fcia Smaicb toilo che vide Socivizca, gli fparò contro un’archibugiata , che Io colpì in mezzo il fronte. Ma o che la forte erafi dichiarata per Socivizca, o che il defilino avea così ita-bilito, o che il fuo cranio era molto duro , la palla di piombo, in vece di fminuzzarlo , ed internarfi , non fece altro che radergli per così dire la cute, e lafciargli un picciolo fegno.,, Fu mia fortuna , nar-„ ravami Socivizca , di aver in quell’iftarite alzato il capo portandolo all’ indietro per oflervar i nemi-ci. “ Infuriato allora prefe così ben di mira il fuo nemico Smaicb, che li fece entrare una palla di piombo nella canna del fuo fchioppo, (prodigi che fi raccontano quafi fempre nelle zuffe de’Criftiani co’Tur- H h chi)