24 DE’ COSTUME abitanti, che diverfi vecchi , che io ebbi a vedere colà, arrivaifero chi a cencinque, chi a cenfei, chi a cent*otto anni. Se la Natura conferva Leggi inviolabili nel fuo corfo , dovrebbe certo eifere , che quel Dandone Illirico ( a ), di cui parla Aleffan-dro Cornelio, citato da Plinio, che fi crede giunto alla età di anni cinquecento, Zìa una favola, o s ella non è fàvola, perchè non vediamo a noftri giorni degli uomini fra noi arrivare alla fteifa età? Ma già la ragion è, che bifognava nafeere in que’ tempi. Perfine non mi è ièmbrato fuor di propolito, ora, che fi à parlato de’ cibi de’ Morlacchi , di far lina piccola aggiunta intorno all’avveriìone, ch’eifi ànno per le rane, ed oifervare, s’ella arriva a quell’eccef-fo , come raccontano quelli, che ingrandirono fem-pre le cofe, e cercar la ragione nel tempo fteifo , per cui eifi cominciarono abborrire un cibo, che per vero dire, non lo è difguitoio . Convien credere , naturalmente parlando , che l’orrore de’ Morlacchi per le rane provenga da qualche di/capito apportato ad e0ì loro, perchè forfè in alcuni luoghi, ove anticamente vivevano , fono pernizioiìilìme , come il verro, od il majale in Arabia. ( b ) Ma s’ella è co-fa faggia di non mangiar de’ majali in Arabia , ella è una pazzia aitenerfene in Europa , e lo iteifo il può dir delle rane, fe pur v’è luogo, ove nuocer pof- ( a ) Alexander Cornélius memorat Dandonem Illiricum D. an-^ nos vixifle. Plin. 1. 7. c. 48. ( b ) Tacito dice, che i Giudei fi attenevano del majale , perchè nocivo alla falute. Sue ab/iinent , memoria cladis , quoi ipfos fcabies quondam turpaverat , cui ih animai obnoxwm . Hift. lib. 5.