DE’ MORLACCHI. 139 no i Suoi di maritarla con chi ella vuole , ftabilifce di unirii all’amante fenza verun con/ènfo . Sembra giuito, ed è legge di Natura operar in /imi! modo, quando vuol/i sforzare l’altrui volontà nella leielta di una cola, che ogn’ individuo farebbe bene fi fcie-glieffe da per fe. Ordinariamente la fanciulla rapita non ritorna alla cafa Paterna, e fe a cafo taluna fi pente di eflerfi iafciata rapire , e trova il mezzo di efimerfi dall’amante, corre rifchio di acquietar poco buon concetto , e di maritar/i con iftento , o non mai. Se le fanciulle dopo efiere rapite tornano alle proprie cafe ( cbeche vengano cuirodite con tutta gelofia, ed oneftà da chi le rapifee ) fi tirano dietro il proverbio di lingue mordaci, che „ fe la vae-,, ca è gita , doveva almeno lafciare il vitello , ** Simil proverbio, che non piace per verun conto alle fanciulle Morlacche , obbliga quaii tutte , che ii lafciano rapire, a ilarfene col rapitore a coito di Sacrificar la propria tranquillità. $. XIX. Mttrimonj. DAgli amori pelfordinario non fi palla ai matri-monj. Si fuol cangiare. Quello che amoreggiò con una, fpoià un’altra . Ciò dipende alle volte o dalla fua propria volontà , o da quella della famiglia, poiché in alcuni luoghi fi itabilifcono i matrimoni, fenza che gli Spofi futuri fi abbiano mai veduti, fc non al momento di adempier le facre cerimonie, e bifogna confeflare, che pel rjfpetto che anno i Morlacchi ai propri Genitori , perdono foventc la propria pace 9 e chi antepone quefta ai rifpetto