DE’ MORLACCHI. 187 i Morlacchi foli erano imbevati di quelle fantailiche opinioni, ma quelli ancora, che fono tenuti ad annientarle, e vi trovarono il loro conto. L’aurora Boreale, che altre volte dinotava il fangue , che fi à da fpargcre fra le Nazioni guerreggianti, e che perciò il vedeva anche degli uomini combatter in a-ria , era un fegno tra gli altri dell’iminente fine del mondo. Quella più volte fi fece veder verfo le parti Boreali, di poi cangiar fituazione, e girfene verfo Tramontana, e verfo l’Occidente. La Luna colla croce, che non mancavano veder le fantafie prevenute, prediceva anch’eifa l’annientamento del genere umano, e la immaginaria comparfa finalmente di un uomo ilraordinario, mai più veduto , non lafciò più dubitar un momento. La Storia di quefto fi raccontava nel modo feguente. Un Morlacco, che per ben iantificar le Fette del S. Natale, conduceva del vino in due otri, quanto potea portar il fuo caval- lo da fomma, a cafa propria, e prevedendo di non poter arrivar in un giorno al luogo ilabilito , fe ne andò a pernottare in un bofco fuori di mano . Ivi con fomma meraviglia trovò un’uomo di ilaturailra-ordinaria, che girava dallo ipiedo un Bue intiero , per arroilirlo. La paura del Morlacco nel veder quello, come ognun fi può immaginare, fu grandif-fima, ma il buon uomo gli fece coraggio, e volle , che cenaifero infieme tutti e due. Il Gigante , che così convien chiamarlo, mangiò tutto il Bue , eccettuata la piccola porzione, che poteva mangiar il fuo compagno, e dopo aver mangiato, bevette i due otri di vino, che il Morlacco conduceva per la famiglia, e con fomma pontualità Io pagò anche più di quel- lo era il fuo valore. Nel dividerfi dal Morlacco gli fece noto, ch’egli era la Fame, che girava pel A a 2 Mon-