li DEL CORSO quello, Io era . Tutti i Morlacchi, ch’erano meco , avanti di entrare promettevano di fuperar qualunque oilacolo poffibile, e trovando/i al calo tutti unanimi cangiavano di penfiere . In fatti egli è un paffo sì pericolofo, che può intiepidire i più temerari , ed i più arditi Naturalifli . Ma alla fin fine a forza di mie perfuafioni ti lafciò un Morlacco legar alla corda, e rifolvette andar all’ ingiù .La Natura avea provveduta la difeefa infino a mezza firada di tanti fcali-ni, che fenza verun appoggio fi potea difccndere, ma quando quefli mancarono, il Morlacco non volle pro-feguir più innanzi. Allora io difeefi in compagnia di due altri all’ iilefTo paffo. Niente valfero le mie abbondanti promeffe, perchè qualcuno fi lafciaffe calare ai luogo, ove Sfiato avea di andarmene . Tanto era il terrore, che imprimeva quefla difeefa alli più accoflumati ad una vita ferrea! Io per non provar il difpiacere di aver tentato quattro volte indarno a lupe rar un pafTo di tanta confeguenza , e fpinto dall’ amor proprio, che alcuno in avvenire non lo fupe-raffe, porto in non calle ogni pericolo , che potea incontrare, mi allacciai la fune , e mi lafciai calare al luogo defiato , e dietro me vennero anche due de’ Morlacchi. Quando fummo al baffo, ebbimo motivo di comprendere , ch’eravamo difeefi da un’altiffima volta, che formava verfo il fine due archi , diviii in mezzo da una naturai muraglia, di non picciolo , e maeflofo Ponte, fotto cui le acque avendoti formati due fpaziofi canali, di Verno fi fcaricano in fomma abbondanza, per quanto apparifee anche dal letto innanzi il Ponte fleffo, per cui ella deve feorrere precipiti volmente. I due archi del Ponte preti intieme ànno fedici piedi di corda, e quafi il doppio di faet-ta. Dall’Architettura naturale del Ponte, che deve fen-