166 * * * Dei tre alleati il primo a sentire la precarietà della Piccola Intesa e a misurarne l’inef-fìcenza fu la Jugoslavia. Il vecchio Pasic, intento affannosamente a risolvere la crisi interna del suo paese, appena in Italia ci fu mutamento di regime e revisione dell’ indirizzo della politica estera, intuì il mutamento della situazione e poiché nulla o assai poco poteva sperare dalla Piccola Intesa, si avvicinò a Poma. Il patto di amicizia e di collaborazione fu concluso nel gennaio 1924. Fu la base per quella soluzione del problema adriatico e per quel-1’ amicizia o rapporti di buon vicinato che non soltanto sono desiderati da tutti e due i paesi, ma che necessariamente dovranno, quando che sia, realizzarsi. Ma fu anche nel contempo il più grave colpo che un alleato poteva dare all’ edificio della Piccola Intesa. La Jugoslavia, con quel patto uscì dalla tutela cecoslovacca : la comunicazione fattane a Benes a Belgrado proprio nel momento in cui egli presiedeva ai lavori della Conferenza, fu gesto che ebbe un profondo significato. Era da poco tempo stato stipulato il patto franco-cecoslovacco, cui dovevano aderire anche la Eomenia e la Jugoslavia : esso doveva cementare 1’ alleanza ceco-serbo-romena. Il patto di Eoma sventò questa trama e chiarì la situazione danubiano-balca-nica.