103 tianu aveva preso in tanta fretta nella questione della successione al trono erano anticostituzionali, dannose e costose. Il patriarca — si affermava — non può esercitare le funzioni temporali e temporanee della Reggenza. Essendo investito del potere spirituale, il Capo della Chiesa, non ha, nè in base alle leggi laiche, nè secondo la dottrina ortodossa, il diritto di partecipare al governo ed assumersi la responsabilità degli atti di autorità. A ciò si aggiungeva il caso del figlio del reggente Buzdugan il quale si presentava alle elezioni parziali per un seggio alla Camera, e per la sua privilegiata posizione di famiglia era occultamente appoggiato dal governo. Si stava insomma formando una nuova specie di caste, composte dai parenti dei reggenti che naturalmente poteva portare alla simultanea creazione di innumerevoli dinastie locali. Il governo proseguiva dal suo canto nella sua opera di consolidamento balcanico, e in un articolo pubblicato il 10 settembre sulla « Pravda » di Belgrado il ministro romeno in Jugoslavia, Emanti, trattando del recente accordo serbo-romeno per le scuole, scioglieva un inno alla Piccola Intesa. Vintila Bratianu intanto a Parigi e a Ginevra faceva delle dichiarazioni sulla politica interna ed estera della Romenia ; dichiarazioni che venivano acutamente analizzate e deplorate dagli oppositori