1» parenti, imponga delle finalità europee ; è una enorme polveriera sulle rive del Mediterraneo e ai nostri confini, che oscure forze a noi ostili, possono far scoppiare in qualunque momento. Ora l’idea di poter non soltanto tener testa all’ Italia ma anche, quando fosse stato necessario, di aggredirla per impedirle la sua fatale ascensione, poteva servire di cemento, di coesione a codeste forze divergenti, ma che necessariamente tendevano a sboccare in una qualsiasi manifestazione di violenza; poteva servire di diversivo, che non annullava ma procrastinava il grave conflitto interno, che deve necessariamente concludersi o con una completa trasformazione dell’organismo statale jugoslavo, o con la sua dissoluzione. Ma la politica realistica della nuova Italia, le sue manifestazioni internazionali che non tradiscono più la disorganizzazione interna, ma indicano la perfetta consapevolezza della sua missione, e quindi del suo avvenire nei Balcani e nel mondo, hanno completamente svalutato codesta idea, l’hanno dimostrata una pericolosa illusione. B se la politica italiana dall’ armistizio al patto di Roma, e anche fino al primo patto di Tirana, poteva con visibili deformazioni considerarsi a Belgrado come manifestazione d’ un totale o parziale disorientamento quindi di debolezza reale, la politica balcanica seguita dal governo nazionale dal primo patto di Ti-