194 balcanici, è costretto a fare delle dichiarazioni precise, che non si possono nonché smentire, neanche deformare. « I commenti fatti sul mio viaggio (a Parigi) — egli dichiara alla stampa francese il giorno 4 ottobre — hanno finito per deformare 1’ obiettivo e snaturarne la portata. Portato dai suffragi popolari alla direzione della politica ellenica, dopo esser stato a lungo lontano dagli affari, era naturale che venissi a riprendere contatto con i gabinetti di Londra e di Parigi, che hanno sempre sostenuto una parte principalissima nelle esigenze internazionali della Grecia. E non potevo trovare miglior pretesto che la firma del patto italo-greco. Si poteva infatti domandare in Francia, come in Inghilterra se il Venizelos di oggi fosse quello stesso che da circa vent’ anni aveva fatto la politica della grande Grecia con 1’ avvicendarsi di successi e di insuccessi. Oli avvenimenti hanno sulle mie idee avuto una influenza decisiva. Finché 1’ Asia minore, per esempio, contava un popolo ellenico di 1.700.000 anime, io credetti di poter far leva su di esso per realizzare una zona di espansione. Abbiamo perduto la partita. In conseguenza, considerando la lotta con la Turchia come terminata definitivamente e irrevocabilmente, io sono pronto a concludere con il nostro ex-nemico, la Turchia, non soltanto un patto di non agres-sione, ma anche un patto di amicizia perfetta-