110 opposizione del partito dei contadini transilvani al vecchio storico partito liberale, venne giudicata in Europa da diversi punti di vista. A taluni, cui la politica di Jonel Bratianu dava certi affidamenti per la sua storica continuità, 1’ opposizione rigida di Ma-niu e degli altri uomini politici che ne approvavano il programma, sembrò materiata di separatismo e perciò quasi antinazionale. Indubbiamente, Maniu, e Vajda Yojevod e i suoi amici, sebbene fossero dei ferventi irredentisti, cioè di fronte al Governo di Budapest affermassero senza sottintesi la loro volontà di esser e di rimanere romeni, e sebbene, a Budapest fossero perciò considerati dei traditori e dei cospiratori contro l’unità politico-statale del regno magiaro, non potevano, sic et simpliciter accettare 1’ incorporazione della Transilvania, di cui erano i più cospicui rappresentanti, alla vecchia Romenia ; non potevano tollerare di esser considerati degli annessi, e di esser governati da camarille politiche alle quali sfuggivano le necessità del paese : non potevano accettare imposizioni da una dittatura che non soltanto non sapeva valutare i sacrifìci fatti dai transilvani per salvaguardare le loro prerogative nazionali contro i tentativi di snazionalizzazione da parte dei governi magiari, ma neanche la loro superiorità spirituale, acquistata appunto attraverso codeste lotte nazionali. D’altro canto la dittatura liberale, superata la fase tragica della guerra, non aveva più l’incondizionato appoggio delle masse romene, non era più considerata una necessità per dare al paese solidità all’ interno e prestigio all’ estero. Jonel Bratianu ne aveva avuto una precisa sensazione durante il con-