APPENDICE tiamus Beatitudini Vestrae quod veluti devoti et obsequentes filii, etsì preter ordinationes, preterque instituta nostra procedere id cognoscamus, revocavi-mus tamen et annihilavimus ipsa Decreta, ita ut vim amplius nullam habeant, sed abolita prorsus sint, ac si nunquam edita extitissent. Un fatto così illustre è più che bastante per farvi conoscere, che domandandosi da Noi, come con ogni maggior efficacia domandiamo, che da Voi stessi si ripari al disordine cagionato dal presente Decreto, non si domanda una cosa nuova o esorbitante. Siamo persuasi, che lo farete, e che, anche prescindendo da tanti altri motivi, non permetterete, che, avendo Noi trapassato l’anno ottuagesimo della Nostra vita, oltre il quale non restano che fatiche e dolori, vi si aggiunga il grave rammarico di morire prima di avere sedate tutte le turbolenze, o pure di dover morire dopo aver fatti que’ passi, che non abbiamo genio di fare, e che ci protestiamo, che, facendogli non li faressimo, che per salvare l’anima Nostra. Iddio ci ha dato la consolazione di vedere stabiliti i confini del dominio temporale fra la Santa Sede e la Vostra inclita Repubblica. Ci darà ancora, come giornalmente lo preghiamo al Sacro Altare, l’altra maggiore consolazione di veder terminato con vicendevole soddisfazione il presente affare, nel quale è troppo grande la lesione data alla Santa Sede e alla Chiesa. E qui intanto implorando sopra di Voi, e sopra la vostra inclita Repubblica ogni maggior felicità spirituale e temporale, con pienezza di cuore, e con viscere di Padre abbracciandovi, Vi diamo ¡’Apostolica Benedizione. Datum Romae apud S. Mariam Majorem die 13 Septembris 1755. Pontificatus Nostri Anno Decimo Sexto. (Arch. Stato, Venezia: Sen. Roma Exp., filza 75).