TENTATIVI E PROVVEDIMENTI PONTIFICI nè era mai venuta meno nella riverenza verso la sacra persona di Sua Santità, dalla quale si vedeva così ingiustamente colpita. In questa protesta il Capello fu fedele interprete dei sentimenti della Repubblica, che, come si è già notato, coltivava nel proprio seno indifferenza puramente apparente. In realtà, quando la notizia, inaspettata, giunse a Venezia (1). grave sorpresa colpì gli animi del Senato, nel rilevare che il Papa non aveva tenuto conto di tanti meriti della Serenissima. Per questi, mentre non si sarebbe supposto che fosse arrecato un « pregiudizio così sensibile nella recente promozione, ogni ragione altresì dimostrava che dovesse anche in presente, essere trattata in parità delle altre corone » (2). Si ritenne doveroso di far senza indugio, rimostranze al Nunzio in Venezia, e di ripeterle all’Ambasciatore Capello, perchè le presentasse al Pontefice in una udienza speciale. In Roma intanto l’Ambasciatore veneto si asteneva di dar pubblicamente segni di gaudio (3), pur non omettendo, con fine tatto, gli uffici verso i Ministri delle Corone, che erano state rese partecipi della degnazione pontificia. (1) Arch. St. Venezia, Disp. Roma Exp. f. 39, disp. n. 354, 5 aprile 1756. (2) Arch. cit. 1. c. (3) Gli ordinari! segni di gaudio consistevano sopratutto nell’illuminazione del palazzo Venezia, residenza dell’Ambasciatore. Già ai tempi dell’Ambasciatore Duodo, a quanto scriveva il cav. Erizzo nella citata scrittura, non fu illuminato il palazzo perchè non era avvenuta la promozione: così pure si astenne stavolta per ordine del Senato, l’Ambasciatore Capello. Nel campo della diplomazia le convenienze prescrivono ad un ministro di osservare scrupolosamente tutto ciò che può servire alle buone scambievoli relazioni fra governi e di arrivare a non omettere alcun riguardo quand’anche una circostanza avesse raffreddato le relazioni. Cfr. : Garden, Traité complét de Diplomane, Paris, 1833, voi. II, pag. 84. Naturalmente non si può parlare qui di diritto, ma solo di atti di cortesia. Cfr. mie Note di Ceremoniale Diplomatico, op. cit. Vuole la consuetudine diplomatica che questa cortesia venga assolutamente usata, talché è memorabile il caso del cardinale Acciaiuoli, legato del Papa alla Corte di Lisbona nel 1760, che per non aver illuminato il proprio palazzo per le feste per il matrimonio della regina Maria con Don Pedro, ebbe ordine di lasciare la capitale entro tre ore, e il regno entro quattro giorni. Il caso di Venezia però si presenta come una misura di ritorsione alla linea di condotta della S. Sede. — 157 —