CAPITOLO QUABTO Il Capello chiese udienza; ma col pretesto delle sacre funzioni pasquali nelle idiverse basiliche, alle quali secondo la tradizione doveva prender parte il Pontefice, non gli venne concessa. Il Cardinale Segretario di Stato non lasciò nondimeno passar l’occasione per rispondere alle lamentele di Venezia che l’Ambasciatore aveva sollevate. E lo assicurò del profondo dolore del Pontefice di questo passo, al quale la condotta del Governo veneto lo aveva obbligato. Egli ripetè anche che le motivazioni della condotta pontificia erano troppe e troppo ragionevoli, ma sopratutto che in più di un anno, nulla era valso a rimuovere Venezia ed a facilitare un’intesa colle esigenze del Papa. Nè l’Ambasciatore doveva appigliarsi alla distinzione, che esisteva, tra la questione del Decreto e quella delle promozioni dei sudditi delle Corone, perchè egli, cardinale, era proprio della stessa opinione, ma non poteva capacitarsi come Venezia non comprendesse che, se le due questioni erano separate, non si poteva negare la strettissima relazione e connessione che tra esse esisteva, poiché l’una derivava dall’altra. La promozione dei sudditi delle Corone, si doveva considerare come atto di grazia della Santa Sede, la quale non aveva certo in tale materia obblighi di giustizia: nè Roma sentiva poter accordarla alla Repubblica nel momento in cui da un grave decreto era offesa l’autorità ecclesiastica. Molto peso poi aveva aggiunto alla determinazione pontificia l’insensibilità del Senato, di fronte alla ritrattazione del decreto di Milano da parte di Maria Teresa. Ma la diplomazia della Santa Sede, colla vacanza di tre cappelli cardinalizi, aveva lasciato aperta una via ed aveva dimostrato a Venezia come l’atto, benché necessario, non fosse affatto « irretratta-bile » (1). Il Papa, al quale l’Ambasciatore aveva fatto pervenire uno scritto conforme a quello che il Senato aveva rilasciato al Nunzio in Venezia, rimase assai meravigliato della esaltazione delle benemerenze della Repubblica. Benedetto XIV non sarebbe mai entrato in discussione su questo argomento, nel quale la Santa Sede non avrebbe avuto certamente la parte peggiore; ma qualunque potessero essere i meriti di Venezia, pareva così poco (1) Arch. Vaticano, Nunz. Venezia, voi. 321, c. 527, 10 aprile 1756. — 158 —