L I B R O S E S T O. 313 s'introdufse per confeguenza ne’coitomi gran cambiamento, 1653 e coll’ ufo delle gioje, e degli ori, fi abbracciò quanto ha l’arte di vago ; anzi del fefso più debole la bellezza effendo la gloria , e gli ornamenti parendo 1’ honore , predo s’ uguagliarono non fola, ma fifuperarono gli eccelli delle altre na-tioni. Antichiffimo è nella República il Magiftrato contra le Pompe,, che procede con rito fcvero; ma tanto non bailar poiché di tal delitto, che niuno offende, effendo tutti colpevoli , íT diilimula facilmente la colpa. S’aggiungeva che i rei efsendo puniti, col ricorfo ad altri Magiftrati, e Configli impetravano fpefso venia al trafcorfo, & eiention dalla pena , e con ciò publicandofi gli accufatorr, eie prove, fidifficultava- itgilC9^ noi mezzi diconofcere, e di gafligar’i trafcorfi. Il Governo pe- trmaimg» netrando ne’ mali, al rimedio applicava ; e propofero alcuni una legge, che pareva di mezzo tra l’antica parsimonia, e la preferite licenza, poiché vietava alcune cofe, & altre ne permetteva, fopra tutto prohibendo le gioje, moderandone! reiloi veftimentr, i conviti , e tutto ciò , in che fuol trafcorrere il luffo. Statuirono parimente che prohibid ad ogni altra Tribunale i ricoriì, fuflc da fette Senatori compoito un Collegio , a cui la cognitione di chi s’aggravafse del Magiftrato fi devolveffe, ma in tempo breve, e per via rifoluta, tutto a terrore di un male che a guifa delle fiere con la sferza s’:ir-rita. Conofcevana tutti, che il Iufso è un morbo ad ógni Stato maligno , e in particolare alle Republìche, delle quali la modeftia è la Reggia, e l’ugualità è cuftodia, quanto più inerme, altrettanto Sicura. Ad ogni modo s’oppofero nel Maggior Configlio Andrea Trivifano, & Giovami’Andrea Pafqua-ligo ; ma foftenendo in contrario Giacomo Badoaro, e Luigi Molino. Quelli', ch’era ftato autore della propofta, così di£ Te : lo non ignoro quanto fi a pericolofo lo [degnarfi co' publici vitii j ma pojio in me%X° due grandi eccejjì, che pajona Molino»* contrariti e pure nati ad un parto, fono infierne nodriti, l avariti af (y il luffo, vedo che / una s efercita con le necef-fìta della Vatria, f altro fi rilafcia nelle domeniche vanita . Ver que fio non ho potuto contenermi, che prima non gema tacito , e poi non efclami adirato j O tempi infelici ; 0 contaminati coftumi ì Armata in fine la ragion, Q* / penfieri con- X 2 tra